La recente legge 124/2017 ha introdotto un cambiamento epocale nella struttura e nella stessa idea dello studio legale.
A partire dal prossimo 29 agosto, gli studi legali potranno assumere la forma della società di capitali (ad esempio una Srl), composta oltre che da avvocati anche da soci non appartenenti a tale categoria.
Costoro potranno assumere i più svariati ruoli, mentre i legali si occuperanno dell’attività tipica.
In particolare, i soci laici potranno assumere il ruolo di meri investitori (in un settore che, se gestito con criteri imprenditoriali, può concedere ancora margini piuttosto interessanti), anche se, più probabilmente, si occuperanno in modo attivo di funzioni aziendali che, pur essendo complementari, avranno un ruolo di grande importanza nel nuovo modello strategico di business legale.
Pur se la maggior parte degli avvocati si è detta contraria alla nuova forma societaria, vista l’imminente entrata in vigore sarà senz’altro importante tenere conto delle opportunità offerte da tale strumento, in virtù del quale è possibile ipotizzare uno sviluppo ed un rafforzamento di funzioni tradizionalmente trascurate dal vecchio modello di studio.
Si tratta di funzioni che nella realtà economica contemporanea non solo sono importanti ma costituiscono ormai l’unico strumento in grado di tenere il passo con il grande business della consulenza, che, in barba a disposizioni di legge più o meno cogenti, è già da qualche anno appannaggio di soggetti di chiaro stampo imprenditoriale.
Fra dette funzioni è possibile annoverare:
- il marketing, in tutte le sue sfaccettature, non ultima quella della pubblicità su piattaforme che oggi hanno costi al di sopra delle capacità del singolo studio;
- L’informatizzazione avanzata dello studio legale e dei suoi moduli operativi;
- La gestione della qualità nelle varie fasi di vita del fascicolo di studio;
- Le sinergie commerciali, come ad esempio la partnership da parte di un imprenditore che abbia interesse a valorizzare il proprio ampio e fidelizzato portafoglio clienti, al fine di introdurre accanto al proprio business tradizionale un nuovo servizio di consulenza legale, con specifico riferimento alle problematiche tipiche del settore economico nel quale già opera;
- Le sinergie tecniche e professionali, attraverso la partnership di soggetti esperti in settori che supportano l’attività legale in alcune sue particolari direttrici, come ad esempio quello informatico, investigativo, contabile o aziendalistico, criminologico, immobiliare ed edilizio, ecc. e che abbiano interesse a curare attraverso un ente societario i profili che la propria attività offre, in termini di complementarità consulenziale, a beneficio del miglior risultato dell’azione legale;
- L’esercizio della consulenza legale, in particolare quella on line, attraverso il coordinamento di più legali con apporto multidisciplinare e piattaforme tecnologiche avanzate.
È prevedibile inoltre che l’apporto del socio “esterno” si farà apprezzare per l’introduzione negli studi legali di una mentalità nuova, di cui potranno beneficiare quei professionisti che riterranno di cogliere questa opportunità, accettando la sfida del rinnovamento.
Mentre l’avvocato continuerà a curare gli aspetti giuridici, il partner laico utilizzerà il punto di vista tipico dell’imprenditore e l’esperienza di organizzazione aziendale per accrescere l’efficienza economica della gestione di quel particolare processo produttivo in cui si sostanzia la consulenza e l’assistenza legale.
I timori degli avvocati più tradizionalisti sono comprensibili. La nuova legge potrà andare ad erodere porzioni di clientela ma ciò avverrà, ai danni di chi rimarrà fermo sulle proprie posizioni, sulla scia di un fenomeno che – lo si ripete- già esiste ed è ben consolidato. Si tratta di quelle tecniche di accaparramento e di gestione degli incarichi, fino ad oggi attuate con strumenti subdoli contro i quali né l’avvocatura associata né il sistema giudiziario sono riusciti a fare argine. Da domani gli imprenditori desiderosi di misurarsi sul terreno legale avranno un canale legittimo per farlo, ricorrendo a compagini societarie connotate dall’ineludibile (e maggioritaria) compartecipazione di professionisti abilitati, i quali, a loro volta, potranno beneficiare di un approccio più professionale all’attività di marketing e, dunque, in ultima analisi di un ampliamento della clientela.
Autore dell’articolo Enrico Leo – agosto 2017 tutti i diritti riservati Per approfondimenti invia una email